Svizzera in E-bike, niente di più facile e naturale, dal noleggio agli spostamenti

Un’esperienza, quella di attraversare un breve tratto della Svizzera in E-bike, che ci ha fatto capire quanto questa attività da queste parti sia di casa

La prima associazione che vi viene in mente con la Svizzera in E-Bike o senza è“Paradiso delle banche”? ACQUA! Ovvero, si certo, anche quello – ma allora a voler essere precisi occorrerebbe ricordare la neutralità, la pace, questioncine tutt’altro che secondarie, ma qui stiamo pensando ai viaggi!

La Patria della orologeria”. D’accordo, proverbiale … però mi dispiace, fuochino.

Il cioccolato” – Ok Ok, ancora fuochino.

l’Emmenthal?” – vabbè, ma pensate solo a mangiare – comunque sempre fuochino.

La capitale delle E-bike?”FUOCO!

Questa alta onorificenza la Svizzera la merita per una serie di solide ragioni, che andremo ad esplorare insieme, ma anzitutto per una constatazione statistica, oggettiva: qui la E-bike è lo standard. Ogni volta che incroci un altro ciclista l’occhio ti corre curioso fra i suoi pedali, e che sorpresa le rare volte che non ci trovi i carter di un sano motore elettrico.

A seguire, una circostanza che risulta ostico descrivere in astratto a chi vive quotidianamente in una società auto-centrica: in Svizzera, ancor più che in altri paesi dell’Europa centrale, pedoni, bici e auto hanno assolutamente pari dignità; anzi, il rispetto sulla strada è inversamente proporzionale alla mole, dalla divisione degli spazi alla cartellonistica – provare per credere!

Altre considerazioni più facilmente condivisibili secondo parametri italiani: qui il volume di traffico è millemila volte inferiore a quello medio del Bel Paese; inoltre, quelle rare macchine che vi capiterà la ventura di incrociare, sono condotte con ordine rigoroso, quasi ossessivo. Tutto ciò può ingenerare situazioni sorprendenti: se vi capita di fermarvi a bordo strada per consultare la cartina, non dovrete certo preoccuparvi di essere travolti; il flusso alle vostre spalle si sarà bloccato a una rispettosa distanza di sicurezza, in garbata attesa che voi ripartiate.

Considerate quindi di non trattenervi per una bella piacevole chiacchierata con i vostri compagni di avventura, perché rischiate di paralizzare il traffico dell’intero Cantone! Del tutto peculiare è anche il senso delle misure: se all’incrocio a me spetta dare la precedenza, ma la prima macchina è un puntino lontano lontano, che neanche Hamilton su un dragster potrebbe arrivarmi a tiro, beh io mi immetto con la coscienza pulita di un angioletto, e invece ecco che mi becco una sonora strombazzata: l’etichetta vuole che -se si è a portata di vista, fosse anche a distanza di chilometri- debbo aspettare ad impegnare la strada.

Bastano pochi minuti per prendere l’abitudine a questo stile di guida, ed è l’inizio di una straordinaria goduria a due ruote.

Teatro di questa nostra breve vacanzina svizzera è la area nord-ovest, ai confini con la Foresta Nera e il Lago di Costanza; il punto di partenza è Schaffhausen, località la cui notorietà è monopolizzata dalla fama delle cascate del Reno, effettivamente uno dei punti più spettacolari al mondo. Noi invece che questa volta arriviamo in treno – e così già le ore di trasferimento diventano occasioni di belle letture e piacevoli chiacchierate- sbarchiamo direttamente nel cuore della cittadina, e, prima di saltare in sella, abbiamo tutta una serata per goderne il bel centro storico e l’atmosfera squisitamente rilassata della passeggiata lungo fiume.

La città di Sciaffusa nasce attorno al Mille ma è nel Medio Evo che fiorisce grazie alla sua posizione particolarmente privilegiata: la presenza poco più a valle delle rapide, assolutamente insormontabili per i battelli, imponeva infatti la necessità di un punto di scarico e di deposito per le merci. I fasti di quei tempi sono ben evidenti nelle facciate magnificamente dipinte delle numerose case patrizie dell’epoca gotica e barocca. All’apice della città svetta imponente la fortezza di Munot, con le sue mura merlate e la struttura circolare costruita tra il 1564 e il 1589 secondo un concetto di Albrecht Dürer. Ancor oggi, tutte le sere alle ore 21:00, la guardia che risiede nella torre suona la campana, cosa che un tempo segnalava la chiusura delle porte della città e degli alberghi.

La mattina successiva di buon’ora siamo già in stazione ferroviaria, sventolando la stampa della nostra prenotazione per due E-Bike, effettuata tramite il circuito “Rent a Bike” (rentabike.ch), e scopriamo che la “VeloStation” non è uno sgabuzzino imbucato in fondo a un binario morto, ma una eccellente struttura proprio a fianco delle biglietterie, ampia, elegante e funzionale, con parcheggio riparato per centinaia di bici, aperta dall’alba a notte fonda, e custodita da due simpatici barbuti omoni ben disponibili anche a qualche intervento di manutenzione e a dare ulteriori informazioni sui percorsi dedicati.

Per il noleggio la scelta è assai ampia: si va dalle City Bike, alle Trekking per arrivare alle Mountain Bike, sia in versione muscolare che a pedalata assistita; per i viaggiatori come noi si può scegliere se prenotare delle borse da viaggio da applicare alle bici o, in alternativa, se usufruire del servizio di trasporto bagagli offerto da molte strutture Bike Friendly: li consegni la mattina, li trovi nel successivo albergo la sera!

Per le caratteristiche di questo nostro tour, la scelta è opportunamente caduta su due city-bike della “Flyer” serie C, una solida bicicletta con la pedalata assistita da un motore centrale Panasonic ed una batteria da oltre 500 W che ci ha consentito un’autonomia di oltre 100 km senza il rischio di rimanere a secco di energia.

in Svizzera in E-Bike, un mezzo davvero ideale
in Svizzera in E-Bike, un mezzo davvero ideale

Nel corso delle nostre escursioni si rivelerà una E-Bike di sostanza , solida ed affidabile nelle soluzioni tecniche, che non propone soluzioni troppo sofisticate che d’altronde contribuirebbero solo a far lievitare il prezzo senza evidenti vantaggi nell’utilizzo.

Il telaio è aperto, tipico della city bike: questo agevola la salita e la discesa e la rende assimilabile ad uno scooter del secondo millennio, più lento ma rilassante, salutare e molto eco-sostenibile!

È piacevolmente confortevole sia in città che fuori grazie alla forcella e al canotto sella ammortizzati abbinati alle numerose regolazioni della sella e del manubrio. I freni sono idraulici e garantiscono una frenata potente e modulabile, anche in assenza dei dischi. Il cambio meccanico è affidato ad un meccanismo contenuto nel mozzo posteriore: niente cambio esterno, maggiore semplicità meccanica ma con un funzionamento ottimale soprattutto in pianura, in salita è consigliabile anticipare la cambiata per non doverla fare sotto sforzo perché diventa più lenta e rumorosa. Portapacchi, fanali e lucchetto integrati ne completano la dotazione di un mezzo tuttofare. La pedalata è naturale e solo nei livelli di assistenza più aggressivi si sente più evidente l’azione del motore che ti spinge. Le salite si fanno con la massima naturalezza e questo la rende una bicicletta adatta a tutti gli utenti, anche a chi ha qualche anno in più o non ha una buona preparazione fisica.

Per il nostro primo itinerario decidiamo di arrivare in treno fino a Kreuzlingen, e da qui rientrare a Sciaffusa, seguendo la tappa numero 6 del “Percorso del Reno”: sono una cinquantina di chilometri, prima lungo la sponda meridionale dell’Untersee, il ramo a nord ovest del Lago di Costanza, poi seguendo controcorrente il corso del Reno attraverso morbidi declivi fino alle celebri cascate.

A metà strada facciamo una squisita sosta nella cittadina di Stein am Rhein, sorseggiando in compagnia di numerosi altri cicloturisti una eccellente e rinfrescante bionda alla spina in quel gioiello che è la sua piazza, circondati da facciate riccamente dipinte e case a graticcio perfettamente conservate, al cuore di un nucleo storico che si estende fino alla cattedrale benedettina di San Giorgio, un monastero di epoca romanica impreziosito da un notevole chiostro in stile tardo gotico.

Da qui sarebbe stato consigliatissimo coprire il successivo tratto fino a DiessenHofen in battello, ma fra le meraviglie di Stein am Rhein abbiamo perso la misura del tempo perdendo clamorosamente la nostra coincidenza, quindi ben volentieri ci mettiamo a pedalare immersi in un paesaggio di placide colline.

Lo scenario muta drasticamente all’appropinquarsi delle cascate del Reno -le più grandi di Europa-, spettacolo di poderosa bellezza, famoso nei secoli in tutto il mondo. La larghezza della cascata è di 150 metri, per un balzo di 23 metri in altezza, con una portata d’acqua che in estate è mediamente di 600 metri cubi al secondo (la massima, più del doppio, fu registrata nel 1965). Per rendersi esattamente conto di come questi numeri si traducano nella realtà consigliamo, dopo aver visitato le cascate “dal basso”, abbracciandole in una unica visione di insieme, di aggirarle seguendo le numerose indicazioni per ammirarle dall’alto. Dall’ingresso di Schloss Laufen infatti si arriva fino a un punto in cui si sfiora l’acqua nel momento esatto in cui si tuffa dal punto più elevato del salto – una spettacolo davvero emozionante, da vertigini!

Fra un giro e l’altro, il contachilometri parziale segna una percorrenza di ben oltre 70 chilometri, per cui decidiamo di premiarci con una bella cena tipica nel ristorante più caratteristico di Sciaffusa, il “Guterhof”, ricavato in un antico edificio affacciato sul Reno.

Per il nostro secondo giorno di viaggio in Svizzera in E-Bike ci siamo posti obiettivi più ambiziosi -la batteria abbiamo sperimentato che reggerà, speriamo altrettanto le gambe!-: arrivare alla città di San Gallo lungo il percorso contrassegnato dal numero 26, un itinerario di una novantina di chilometri con un dislivello previsto di circa mille metri.

Il primo tratto è lungo la valle della Thur, una ampia pianura i cui fianchi soleggiati sono tutti coltivati a vite, per cui procediamo pedalando spediti, rinunciando a malincuore a un paio di deviazioni che ci eravamo appuntati, preferendo dedicare tutto il tempo necessario alla visita della “chicca” di questa regione, la “Certosa di Ittingen”: centro religioso con più di 800 anni di storia, nel 1983 è stata completamente restaurata e oggi ospita un importante centro di formazione e un seminario conosciuti a livello internazionale.

in Svizzera in E-Bike è come sentirsi davvero a casa
in Svizzera in E-Bike è come sentirsi davvero a casa

Nella proprietà sono inoltre presenti un agriturismo con caseificio e una cantina di proprietà, un vivaio e il museo d’arte del cantone di Turgovia. Nella seconda parte del percorso la segnaletica, prima impeccabile, si fa più rarefatta, e così da Frauenfeld in avanti procediamo a naso, come ai bei vecchi tempi, senza cartine né gps, in una regione con tutte le caratteristiche alpine, incluse micidiali lunghissime salite, apparentemente più disabitata del deserto del Gobi! Per fortuna a metà pomeriggio -immaginiamo alla chiusura delle scuole- le strade si animano di ragazzini; è davvero sorprendente osservare bambinetti dell’asilo che, tutti indossando diligentemente il loro bel giubbetto ad alta visibilità, camminano a gruppetti o da soli su stradine remotissime verso le proprie case immerse nelle campagne.

Per chiedere informazioni noi proviamo ad intercettare quelli un po’ più grandicelli, che sfrecciano su vecchi ciclomotori anni settanta, oppure a loro volta su mtb elettriche a cui devono aver tolto ogni “tappo” a giudicare dalla velocità con cui ci sfrecciano davanti; dalle poche vaghe informazioni che riusciamo a scambiarci, capiamo che: 1) siamo completamente fuori strada, 2) che per arrivare a San Gallo evitando le strade ad alta velocità occorre prima puntare su un’altra località, dal suono misterioso (la sera ristudiando l’itinerario crediamo possa trattarsi di tal Herisau) e dalla natura chimerica, perchè man mano che il pomeriggio avanza, in tutte le descrizioni, fra noi e questa meta agognata pare ci siano sempre almeno un paio di altri paeselli, dalla distanza imponderabile. Finalmente, a tramonto già rosso in cielo (rosso come la spia della batteria, e quella immaginaria delle gambe), agganciamo la linea ferroviaria che ci guiderà con sicurezza fino alla stazione di San Gallo, e per fortuna proprio lì di fronte ad aspettarci c’è provvidenzialmente il nostro Hotel! Ma la giornata, ciclisticamente, non è affatto terminata; abbiamo infatti prenotato in uno dei ristoranti più tipici, il “Falkenburg”, in cima ad una collina tutta da scalare, ma da cui poi si è premiati da una vista mozzafiato che abbraccia l’intero corpo la città, incorniciato da montagne e laghi che si perdono ben oltre l’orizzonte.

Sotto i nostri occhi si dipana il nucleo storico barocco, l’Abbazia con la sua favolosa biblioteca decretata dall’UNESCO Patrimonio Culturale dell’Umanità, le ville liberty e gli edifici moderni disegnati dai più famosi archistar contemporanei. San Gallo è meta turistica internazionale apprezzata per molti spunti di interesse: dai suoi merletti, una tradizione oggi sviluppatasi in una industria tessile di avanguardia, alla creazione della cosiddetta “City Lounge”, il progetto di un vastissimo soggiorno all’aria aperta, con un tappeto rosso che si estende per molte vie del centro con giochi di luce e colori, solo per citarne alcuni. Da tornarci in Svizzera in E-Bike, al più presto, con più tempo e batteria! 🙂

Testo e foto Andrea Leggieri e Luca Pagetto

Altre info: Svizzera.it

 

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